Teresio Olivelli
Sopra Ponte di Legno, all’arrivo della seggiovia del Corno d’Aola vi è una cappelletta costruita nel granito dell’Adamello, con un tetto di rame strano ed un po’ barocco.
All’interno una grande lapide racconta , con parole ormai lontane, la storia di Teresio Olivelli. Da qui Teresio era partito nell’agosto del 1939 per fare la prima assoluta della Cresta Nord-Est del Monte Salimmo. Il Salimmo è la bellissima montagna irta di punte, di creste e di nevai che domina la conca di Ponte di Legno. La cresta Nord-Est è lunghissima, difficile, frastagliata. Richiede un bivacco intermedio per poter essere completata. Nel 1939 Teresio aveva 23 anni: era nato il 7 gennaio del 1916. Era quindi giovane per una impresa di quel tipo. Forse non troppo giovane, se si fosse trattato di un montanaro, di un uomo nato nelle valli. La cosa strana era che Teresio era nato sul lago di Como ed era uno studioso, laureato a 19 anni con il massimo dei voti in giurisprudenza. Una testa eccezionale che nel 1943 veniva eletto rettore del Collegio Ghisleri di Pavia. Ma era anche un cattolico profondo e convinto, animatore di circoli culturali cristiani. Infine era un ragazzo dal corpo esercitato e dai nervi di acciaio, ufficiale di complemento degli Alpini. Nel giro di 6 anni, da quel felice 1939, ultimo anno di pace, la parabola umana di Teresio si era completata in una apoteosi di gloria e di sacrificio. Era andato in Russia con gli Alpini della Tridentina. Aveva partecipato alla tremenda ritirata, portando ovunque il conforto del suo profondo spirito cristiano unito al coraggio dell’irreducibile guerriero. Dopo l’8 settembre era stato internato dai tedeschi in un campo di concentramento in Germania. Da lì era riuscito a fuggire e aveva fondato in alta valle Canonica il movimento partigiano delle Fiamme Verdi. La Fiamme Verdi erano partigiani cristiani. Non piacevano né ai nazisti, né ai comunisti. Una opportuna soffiata aveva decapitato il movimento: Teresio era stato nuovamente internato in campo di concentramento dove nel 1945, a 29 anni, era morto per gli stenti e le torture. Gli è stata data la medaglia d’oro al valor militare.
Che strano – riflettevo - noi ormai siamo abituati ad associare alla buona riuscita negli studi, un aspetto da secchione, spesse lenti ed una assoluta incapacità nello sport. Il cristiano poi ce lo immaginiamo come lo scout un po’ idiota, il sorriso ebete sempre stampato sul volto, le mani sudaticce, ipocrita e vigliacco. Evidentemente nelle generazioni precedenti non era così: Teresio, giovane eroe cristiano, era un guerriero ed uno studioso. Forse, purtroppo, i grandi, veri cristiani sono morti nella fornace della seconda guerra mondiale. I sopravvissuti erano quelle mezze seghe che, fisicamente handicappati, non erano mai riusciti ad alzarsi ad una umanità piena, ma che hanno per contro pesantemente condizionato la nostra vita ed il nostro giudizio. Ormai pensiamo che il Cristiano debba essere come Dossetti, La Pira, Moro, Andreotti ed, oggi, Agnoletto.
Non è vero. Quando ero giovane ho conosciuto tutti i suddetti e mi sono sempre chiesto, ad esempio, che merito aveva La Pira ad essere casto. Si vedeva chiaramente che non gli tirava. In compenso, mentre noi eravamo tesi a difenderci dall’orrore comunista, lui ci trescava insieme con risolini idioti. Sostituiva le soddisfazioni che noi avevamo dall’amore, dal pulsare della vita e della giovinezza con le soddisfazioni intellettuali che gli derivavano dai successi politici, perseguiti senza alcuna pietà verso quelli che soffrivano sotto il Comunismo. Probabilmente aveva Fede e Speranza. Però non aveva la Carità.
Da questo punto di vista l’arrivo di papa Woityla è stato veramente un dono della Provvidenza. In lui si è visto un Uomo pieno e completo, su cui si è innestato il Cristiano. Del tutto diverso da parecchi nostri preti, in cui purtroppo si nota una certa qual carenza di doti umane. Non parliamo poi degli uomini politici di cosiddetta ispirazione cristiana: merdacce che con il Cristiano non hanno niente a che fare e che, di compromesso in compromesso, ci hanno portato a questo disastro etico in cui ci stiamo dibattendo. Rifacciamoci a Teresio Olivetti. Cerchiamone così. Abbiamo, ed avremo sempre più bisogno di uomini completi, capaci di fare la guerra quando va fatta e di fare la pace quando si può.