Lucio Dal Buono

Il crocifisso

Abel Smith ha chiesto la rimozione del crocifisso dalla classe del suo figlio perché teme che il piccolo si turbi vedendo “un cadaverino appeso al muro”.  Adel Smith non dovrebbe aprire bocca .

E’ un cristiano che si è convertito al musulmanesimo. In  un  paese musulmano sarebbe condannato a morte.  Deve solo ringraziare la tolleranza e la umanità che ci ha insegnato il Cristo.

Noi però possiamo fare qualche riflessione al riguardo: tutto sommato quello che Abel Smith dice ha un fondo di verità.  Il simbolo della nostra religione è in origine uno strumento da supplizio.  Un po’ come se in America sorgesse una nuova religione che ha come simbolo una corda da impiccato. Impossibile.

I primi Cristiani quindi  si guardavano bene dal venerare la Croce e dal parlarne in termini sacrali. Il loro simbolo era il Buon Pastore. Un bel giovane luminoso – il Risorto  - che portava sulle spalle una pecorella, simbolo dell’umanità redenta.    Oppure un pesce. Il pesce si dice in Greco icquz.  Le lettere di icquz sono le prime lettere della frase: Gesù Cristo, Figlio di Dio.   Nel romanzo “Quo Vadis?”, Licia, la protagonista, disegna sul terreno un pesce per indicare al giovane centurione romano Vinicio la sua fede.

La Croce serviva semmai agli avversari per denigrarli e prenderli in giro: nella zona dove vi erano gli appartamenti dei paggi imperiali è stato rinvenuto il famoso graffito – i murales di una volta – che raffigura un asino crocifisso ed un uomo che lo adora,  con vicino la scritta”Alessameno adora il suo Dio”. Evidentemente Alessameno era un giovane paggio cristiano.

Però nel 312 Costantino ha il famoso sogno: gli appare una croce con vicino la scritta “Con questo segno vincerai”.   Ordina allora di porre una croce sugli scudi dei soldati e sulle insegne, vince la battaglia di Ponte Milvio e conquista l’impero.     Qualche anno dopo decide di ritrovare e valorizzare a Gerusalemme i luoghi della vicenda umana di Cristo. Ne incarica la  madre Elena. E qui inizia un’altra incredibile storia.   Gerusalemme ha passato le terribili vicende profetizzate dal Cristo “Di te non  resterà pietra su pietra..”.  Gesù viene giustiziato nel 33. Dieci anni dopo la Sua morte, il Golgota, la collinetta delle esecuzioni dove era stato giustiziato, viene inglobata nelle mura della città.  I pali delle esecuzioni, la Croce, rimangono  sepolti nel terreno di riporto.   Nel 70 la città viene completamente distrutta dai Romani guidati da Tito. Dopo 60 anni di pace,  un’altra definitiva catastrofe.  Nel 132 l’imperatore Adriano doma l’ultima rivolta ebrea, quella di Bar Kokeba, il figlio della stella, riconosciuto Messia da alcuni rabbini.  Decide di espellere tutti gli Ebrei dalla città, di distruggere la città e di ricostruirla completamente ripopolandola  con coloni romani.

Sulla zona del Golgota e quindi anche sulla zona del vicino Sepolcro di Cristo, costruisce un tempio dedicato a Venere, in cui, tra l’altro, viene probabilmente esercitata la prostituzione sacra: le sacerdotesse si prostituiscono ai fedeli dando il ricavato al tempio.  Notate che il luogo era comunque tradizionalmente considerato santo e legato ad antichissime vicende: si diceva che Adamo, il primo uomo, fosse stato sepolto lì.

Le ricerche di Elena danno buon frutto: viene ritrovata la Croce che da quel momento assume anche sempre di più a simbolo del Cristianesimo.

Il culto della Croce si diffonde in tutto il mondo. E’anche un  simbolo facile e di immediata comprensione. Dovunque –sulla  cima di una montagna come in fondo al mare - una Croce indica immediatamente il passaggio dei Cristiani o almeno della civiltà occidentale.

Diventa anche un simbolo di sofferenza ma anche di speranza.   Sono pochi quelli, anche atei, che non accettano un Crocifisso tra le mani al momento della morte.  Nei momenti seri è il segno della nostra miseria e fragilità, ma anche della nostra speranza.   E come tale deve superare tutti i rinnegati che lo vogliono eliminare.

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